
L'ESECUTIVO dell'Unione Europea, con quel database da un milione di frasi in 22 lingue, sta per ridare speranza a un antico insoddisfatto sogno dell'intelligenza artificiale: la traduzione automatica. Chissà se sarà la volta buona: i traduttori automatici hanno alle spalle una lunga storia di tentativi e insuccessi. Lunga, sì: è un sogno accarezzato per la prima volta nel 1947 dal matematico Robert Wiener e che poi ha impegnato scienziati del calibro di Noam Chomsky, a partire dal dopoguerra.
E risale proprio a quel periodo il primo aneddoto umoristico che si racconta intorno ai traduttori automatici. In una fiera di elettronica del 1964, a New York, un software ha mostrato la traduzione automatica dall'inglese al russo di un versetto della Bibbia, "lo spirito è forte ma la carne è debole". In russo il senso diventava "la vodka è forte ma la carne è marcia".
È diventata da allora la storiella preferita per dimostrare che l'intelligenza artificiale ancora non riesca in compiti complessi. In particolare, a differenza del cervello umano, non riesce bene a capire il senso di una parola in base al contesto e quindi tende a tradurre alla lettera. La ricerca ora si sforza appunto di migliorare la capacità dell'intelligenza artificiale di capire il contesto. A questo servirà anche quel milione di frasi dall'Unione Europea.
L'esigenza di avere traduzioni pronte è arrivata così al livello dell'uomo comune. Lo sanno bene i motori di ricerca, che offrono sistemi per tradurre in automatico frasi o intere pagine web. Usatissimo quello di Google, ma il primo noto è stato Babelfish di Altavista (ora parte di Yahoo!).
Ci sono siti stranieri tradotti in automatico in italiano dai rispettivi gestori, dove è comune trovare il misterioso oggetto "Randello del disco". È il disco club. Un hotel serbo si presenta così: "Altre facilità, randello del disco per i capretti e ristorante e corridoio della Tv". Un ostello di Stoccolma: "Ha approssimativamente 70 baracche con circa 200 basi".
A volte i traduttori si permettono anche consigli non proprio ortodossi: "Prendi il tuo cane in tutti i posti!", si leggeva su un sito di Sony, sul cane robot Aibo.
Su un sito di un clubmed fino a qualche tempo fa c'era un "muovete sulla fotografia mantenendo il bottone del topo inserito". Il topo è il mouse del computer e da questo equivoco sono germogliate migliaia traduzioni automatiche comiche.
Il padre di tutte è leggendario: un foglietto di istruzioni per la manutenzione dei mouse Ibm. Probabilmente un falso, ma ben inventato, e comincia così: "Le palle dei topi sono oggi disponibili come parti di ricambio. Se il vostro topo ha difficoltà a funzionare correttamente, o funziona a scatti, è possibile che esso abbia bisogno di una palla di ricambio". Per molto tempo è stato presentato come il culmine dell'idiozia raggiungibile dai traduttori. Certo la dice lunga sulla fama che questi software si sono guadagnati tra gli utenti.
E mentre cercano la difficile strada verso la perfezione, almeno riescono a strappare un sorriso.
Fonte: La Repubblica
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